Scritti

Tutto iniziò durante l'ultimo anno delle superiori quando la professoressa di italiano, Gabriella Berghi, ha saputo suscitare in me l'amore per la poesia e la scrittura

Un grazie anche Emilia Amirante Ferrari, del Centro Editoriale Imperiese che, durante il Concorso Nazionale 'La memoria del mare' mi disse: 'Continua a sentirti e a scrivere'.

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Ho iniziato quindi solo nel 2000 a esprimere ciò che avevo dentro scrivendo e presentando il racconto ‘MAdRE’, segnalato e pubblicato dal V Concorso Nazionale ‘La memoria del Mare’, indetto dal Centro Editoriale Imperiese. Tale racconto, inoltre, è stato richiesto per la pubblicazione dall’Editrice Nuovi Autori di Milano con la seguente motivazione: “La qualità principale dell’opera resta la quantità di informazioni suggestive che riesce a comunicare al lettore, affidandole ad un linguaggio semplice, esauriente, strutturato con un equilibrio di sintassi narrativa che dà una compattezza corale alla lettura”.

Il titolo 'MAdRE' non è un errore di scrittura ma è un modo per indicare i due elementi del mio primo racconto: la madre e il mare.

8 marzo 2012 - Imperia: Centro Culturale Polivamente - Nel contesto dell'iniziativa della Festa della Donna.

la signora Allida Civile legge alcune mie poesie tratte dal libro 'Icona: la luce nella cantina'

Settimanalmente ho scritto per qualche tempo di iconografia su un giornale on-line


http://www.testatadangolo.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=121&Itemid=435

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CRITICHE agli scritti

I suoi racconti inducono alla riflessione su argomenti del vivere, sia nel quotidiano impatto esteriore sia nella continua ricerca interiore, perciò dovunque in queste pagine affiora sempre, senza appesantire il testo, l'illuminazione filosofica dell'Autore. La qualità principale dell'opera resta quindi la quantità di informazioni suggestive che riesce a comunicare al lettore, affidandole ad un linguaggio semplice, esauriente, strutturato con un equilibrio di sintassi narrativa che dà compattezza corale alla lettura.

Dal punto di vista tecnico il racconto appare ben costruito sia nella trama sia in un accurato linguaggio grazie al quale la peculiarità delle persone e delle situazioni è definita con tratti essenziali; che è poi l'unico modo per dare corpo, vita e credibilità ai personaggi e alle situazioni..

Editrice Nuovi Autori

Dalla Prefazione al libro sulle icone

Claudia Rapetti riprende nel suo racconto tutti questi elementi; la narrazione di un’esperienza — un corso di iconografia — conduce il lettore a ripercorre le tappe di cammino sofferto di riconversione del rapporto religioso con Dio, con se stessa, con gli altri e con il mondo. Attraverso l’apprendimento di quella che inizialmente sembra essere soltanto una tecnica, la protagonista del racconto riscopre un diverso punto prospettico di interpretazione del proprio esistere: infatti non è l’essere umano a guardare l’icona, ma l’icona che guarda chi la dipinge. L’espropriazione dal proprio gusto, segnalata da una tecnica precisa che fissa il tratto, i colori, le sequenze dell’esecuzione, porta all’appropriazione di un nuovo gusto, quello divino, che consente di vedere il mondo con gli occhi di Dio e di riscoprire un nuovo modo di contemplare Dio, presente nella propria storia, trama complessa nella quale si intersecano debolezze e peccati con una positività già donata e ancora da maturare. La ricerca del bello non è così puro esercizio di nominalismo estetico, ma ricerca salvifica, perché assunzione di criteri valutativi ed esistenziali assolutamente nuovi e liberanti, perché soltanto Dio crea e ricrea, facendo nuove tutte le cose e ridando vita, quella dello Spirito di Cristo, a tutto ciò che sembra, e di fatto lo è, morto. È questo il mistero di Dio e quello dell’uomo.

Sandra Mazzolini, teologa


C. Rapetti, Icona. La luce nella cantina. Verità davanti a una tavola e altro ancora…, Edizioni OCD, Roma Morena 2006, 72 pp.

Recensione del libro 'Icona, la luce nella cantina'

su 'Rivista di vita spirituale' n. 2/2007 http://www.vitaspirituale.it/news.php?nid=26 )

La casualità, in realtà solo apparente, degli eventi determinanti è il punto di partenza della presente monografia in cui la giovane Claudia Rapetti racconta la sua iniziazione nell’arte della scrittura – questo il termine tecnico cristiano-ortodosso per definire il dipingere – delle icone orientali.

Conosciamo l’Autrice per una precedente pubblicazione di poesie, ma questo agile volumetto la mette ancora più a fuoco con uno stile molto originale. Il tutto parte dalla scelta di partecipare ad un corso di iconografia per poter imparare una tecnica artistica, anzi, un mestiere che serva ad arrotondare il bilancio; in tal modo la protagonista si trova a dover fare una sorta di spogliamento dalle cose imparate della religione e del Signore, di se stessa e della vita, un discendere nella tenebra dell’informe come condizione ineludibile al progressivo emergere della luce dal Volto nell’icona, perchè «solo disimparando tutto ciò che la vita e la scuola le avevano insegnato avrebbe avuto la possibilità di penetrare nella comprensione».

Da questo si occasiona la narrazione di una preziosa esperienza nello Spirito a partire dalla prospettiva teologico-spirituale dell’icona in cui non è la persona che dipinge a guardarla, ma l’icona stessa a posare lo sguardo sull’iconografo. È la relazione primordiale dello sguardo scambiato che dona senso e valore al segno iconografico, cosicché la materia dell’icona è il luogo, la possibilità d’incontro di una Presenza, del Volto del Figlio, vedendo il Quale ormai abbiamo accesso al Padre. È infatti il versetto evangelico giovanneo che fa da incipit al testo: «Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre», che fa da chiave di lettura a tutta l’esperienza di chi si accosta all’iconografia.

L’icona è un umile segno, un rimando ad una Presenza che ha preso la nostra carne mortale per spiegarci il Padre, facendosi in tutto simile ai suoi fratelli per farsi via al Padre. Non è forse l’atteggiamento dell’orante maturo quello di stare, semplicemente e puramente, senza altri intenti e aspettative, alla presenza dell’Altro che è Presenza, esperienza originale ed essenziale, trasmessaci dalle Scritture, dei nostri padri nella fede a partire da Abramo fino all’anonimo orante che prega nella cella del suo cuore di figlio?

L’icona in questa prospettiva è realmente un sapiente cammino mistagogico che introduce il credente, proprio a partire dalla realizzazione della tavola, dei colori e dei materiali che verranno impiegati per farla venire alla luce, all’incontro con una Presenza che si svela nello sguardo; è un autentico itinerario pasquale, dalle tenebre alla luce, dagli ocra più scuri agli ori dei nimbi.

Il prevalere del carattere autobiografico dona al racconto un’intimità e una serietà nel porsi davanti alla fede che interpellano a loro volta personalmente, rimandando alla comune esperienza della ricerca vera, sincera del Signore, a quel salto di qualità dalla religiosità alla fede, dalle credenze sulla fede alle sue ragioni essenziali. È il maggior pregio di questo libro, quello di far entrare in un sentimento di empatia con l’Autrice che, velando ciò che è più propriamente autobiografico attraverso l’uso della terza persona singolare, rende più facile a chi legge farsi compagno di percorso. Ma proprio perché il percorso è ricco, ci sembra un’occasione perduta non aver approfondito ulteriormente alcuni temi, quali la preghiera, il rapporto del credente con la Chiesa e le modalità deboli di una certa comunicazione del messaggio cristiano nelle realtà più vissute del cattolicesimo quali le parrocchie, quasi che la nostra Autrice non abbia voluto prendersi troppo sul serio.

Il volume è corredato da un’interessantissima Appendice di testi relativi ai canoni iconografici tra i quali gli Atti del Concilio Niceno II (787 d.C.) e l’Ermeneutica della pittura di Dionisio da Furnà; due racconti con la critica dell’Editrice Nuovi Autori; alcuni saggi di poesia; una nota biografica; la riproduzione di alcune opere pittoriche con relative schede critiche ed icone, luoghi e date delle esposizioni realizzate, nonché una splendida prefazione della teologa Sandra Mazzolini.

Laura Caroselli

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Il 10 giugno 2002, ho ricevuto l'attestato di merito al XX Premio Laurentum 2002 - by Pagine

Il 7 settembre 2002 ho ricevuto il Diploma d'Onore al Concorso Nazionale di Poesia 'Italo Carretto' , classificata tra le finaliste.

Ad aprile 2009 il libro ho ricevuto la segnalazione di merito al Concorso Internazionale "Pennacalamio" dell'Associazione Zacem di Savona.

Alcuni stralci dal libro: 'Icona, la luce nella cantina'

Riconobbe che Egli è IL volto dell.uomo e NEL volto dell'uomo. Questo la sconvolse: fino a poco tempo prima pensava di amare l'amore ma non amava la gente... ora si ritrovava ad amare la gente vedendo in essa il bagliore dell'Amore...

Fu difficile capire come dare luce alle pieghe dei vestiti, ai capelli, alla barba e al volto ma fu la prima a trovare lo sguardo giusto, esatto, che guardava... che la guardava.

Finalmente. ecco lo sguardo. Uno sguardo ardentemente desiderato. L'icona era conclusa: ma chi aveva fatto chi? Ella aveva scritto l'icona o l'icona aveva scritto lei? Voleva fare le icone per avere la possibilità in più di un lavoro, ma ora non le importava più la motivazione iniziale: era l'icona che voleva fare lei, che l'aveva dipinta per renderla conforme al piano di Dio!

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Un attimo di vita che cambia la vita e la fa sentire vita: una ricezione totale di ogni istante per assaporarlo, viverlo come fosse l.unico alla presenza e nella presenza di Qualcuno che l'aveva fissata.

Disimparare, disimparare sempre, per capire, qualche volta, finalmente, nel profondo...

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Le presentarono la scala cromatica, le spiegarono come erano suddivisi i colori, primari, secondari, freddi, caldi... Il colore non era un semplice riempitivo, ma produceva emozioni, aveva dei significati non solo nella vita comune ma anche nell'arte in genere e nell'icona. Si rese conto che per tanti anni non si era interessata al colore delle cose, tutto scorreva veloce e non aveva il tempo di guardare, di osservare e quindi di meravigliarsi per questa gioia degli occhi. Quando le fecero comporre la scala cromatica fu come un fulmine a ciel sereno: quei colori poco alla volta entrarono in lei, si mischiarono, presero vita e lei insieme con loro! La sua vita, da grigia che era, veniva ora penetrata da una miriade di colori, come se avesse attraversato l'arcobaleno. Arancio, giallo, ocra, rosso, verde, verde oliva, verde turchese, blu di cobalto e oltremare, indaco, violetto, terra d'ombra, grigio, nero... in infinite gradazioni che si irradiavano nei suoi occhi fino a farli piangere... Iniziò a colorare senza nessuno schema, con la perplessità dell'insegnante, mischiando tutti i colori della tavolozza, guardando i vestiti dei suoi compagni, la natura nella quale era immersa e corse, infine, in giardino, dove lasciò cadere un altro pezzo di rivestimento del cuore... Non aveva mai visto prima le meraviglie di Dio nella natura, nelle persone, nell'armonia dei colori che la circondavano.

Dal racconto: MAdRE

Avanzò nell'acqua senza timore, con atteggiamento di dignità, come per dire 'io sono e io sono qui... non ho più paura di te perché non ho più paura di me'. Quando si trovò lontana dalla riva, circondata da quell'acqua, scoppiò a piangere di felicità. Sì era felice... felice... il cuore era libero... i polmoni sembrava fossero diventati quattro! L'acqua la accoglieva, la stringeva a sé, la proteggeva... Per qualche attimo ebbe una stranissima ma bellissima sensazione: di essere ancora nella pancia di sua madre, quella madre che aveva conosciuto solo da lì dentro...

Poesie

LA SECONDA MAMMA

E lei

silenziosa,

sempre accanto,

teneramente amando.

***

LE GENERAZIONI

Vita, ricordi e pensieri

inghiottiti

negli abissi della storia,

dove nessuno, ormai, può giungere.

Si perde

nel non tempo

il vissuto di chi non c'è più.

Assorbita dal precipitarsi del tempo,

schiacciata dalle cose da fare,

non li ho ascoltati.

Ora è tardi...

Parte di me

è lontano

dalla memoria delle generazioni...

***

IMPERIA

Case avvinte

in lenzuola di terra.

Tra monti e mare,

di bagliori splendenti,

rubate spiagge rinfrancano il corpo.

Sorgente è l’amico,

dove aride

sono terra e gente.

Fiori e siccità

esclamano alla vita e

vento roccioso

infrange marine spume.

Un grigio-verde veste le colline

e le fronde cullano l’animo

nel ricordo.

Tutto è conosciuto ...

casa

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