b. Scritti di H. D. Thoreau

"Andai nei boschi, perché volevo vivere con saggezza e in profondità, succhiando tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto".

Da ‘Vita di uno scrittore’ - Neri Pozza Editore

Viaggiare e scoprire nuove terre è pensare pensieri nuovi ed immaginare cose nuove... il pensatore più profondo e originale è anche colui che ha più viaggiato... sono stato tratto a pensare che la bellezza più vera fosse quella che ci circondava senza che noi potessimo veramente scorgerla.

Il mio desiderio è quello di sapere che cosa ho vissuto, affinchè possa poi conoscere come vivere in seguito. (10.11.1837)

Quando incontro qualcuno dissimile da me, mi riconosco completamente nella dissimiglianza. Io sono, in quanto differisco dagli altri. (7.1.1841)

Quando esco la sera sistemo il fuoco nella stufa in modo tale da trovarlo ancora ben acceso al mio ritorno, eppure, se fossi stato presente, avrei dovuto occuparmi continuamente di esso. Sicchè, talora, pur sapendo di dovermi trattenere a casa, mi fingo di dover uscire per avere meno noie. E questa è anch’essa arte di saper vivere; lasciare la nostra vita in condizioni di procedere da sola, senza bisogno della nostra costante supervisione. Allora potremo sederci serenamente e lasciarci vivere, come di fronte a una stufa. (20.2.1841)

Vedremo ben poco se pretenderemo di comprendere tutto ciò che vediamo. Quanto son poche le cose che un uomo può misurare col metro di ciò che capisce!

Non sappiamo quali potrebbero essere queste cose; io comincio a vederle solo quando rinuncio a capirle, e solo dopo mi rendo conto che mai prima d’allora le avevo sapute apprezzare. (14.11.1851)

Ora giro intorno all’angolo del campo di grano, attraverso la pineta, fino a un campo più basso, cinto dai boschi, e mi ritrovo in una atmosfera più fresca, umida e nebulosa, con molta rugiada sull’erba. Mi sembra d’essere più vicino all’origine delle cose; c’è qualcosa di primordiale e creativo nella fresca foschia. Questa nebbiolina rorida di rugiada non manca di suggerirmi, senza ragione, la musica - fertilità, l’origine delle cose. Un’atmosfera che ha dimenticato il sole, in cui prevale l’antico principio degli umori. È pregna della fragranza condensata delle piante, come se essa fosse distillata in rugiata. (11.6.1851)

Ora finalmente la luna è piena e io cammino solo soletto, che è miglior cosa di notte, se non anche di giorno. Il nostro compagno dovrebbe essere all’unisono col nostro sentimento. La conversazione dovrebbe avere come sfondo il luogo in cui si trovano i due che camminano e adeguarsi, mutando, ad ogni cambiamento della scena, e dei dettagli, e delle linee generali del terreno.

Addio a coloro che parlano innaturalmente della natura: la loro presenza rappresenta un’interruzione. C’è una sola persona con cui mi piaccia passeggiare; con gli altri preferisco sedermi e parlare nei bar. Noi non sappiamo sedere l’uno accanto all’altro nei nostri pensieri e non riusciamo ad udire il silenzio dell’altro. Invero non sappiamo tacere. Rompiamo indifferenti il silenzio per sempre. Come possono andare insieme due persone che camminano per strade diverse? (12.7.1851)

Ecco una domanda che può provare la giovinezza di un individuo: ‘conosci il mattino? Hai una particolare rispondenza per quel momento della natura? Vai fuori presto scostando le rugiade? Se il sole sorge sul tuo sonno, se non odi il richiamo mattutino del gallo, se non vedi i rossori dell’aurora, se non riconosci in Venere la stella del mattino, che rapporto hai tu con la saggezza e la purezza? Allora tu hai scordato il tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza; le tue imposte sono rimaste chiuse fino a mezzogiorno; ti sei alzato col maldicapo! Canta nel mattino come gli uccelli. (18.7.1851)

Perché mia la pensosità dovrebbe essere così simile alla tristezza? C’è una sorta di fertile tristezza ch’io non voglio evitare, ma che, anzi, cercherò ardentemente. Essa diviene concretamente gioiosa per me perché impedisce alla mia vita di cadere nel banale. La mia vita scorre con una corrente più profonda, non è più un fiumicello magro e arrancante. (17.8.1851)

Mentre cammino lungo la strada ferrata mi disturba, come già è avvenuto in questi due mesi, il rumore dei miei passi sul terreno ghiacciato. Desidero udire il silenzio della notte, perché il silenzio è qualcosa di concreto, che si può sentire. Non so camminare con le orecchie coperte: devo star zitto e ascoltare con le orecchie ben aperte, lontano dai rumori del villaggio, sì che la notte possa imprimere su di me la sua impronta. Un silenzio fertile ed eloquente, mentre talora il silenzio è puramente negativo, uno spreco desolato ed arido in cui io tremo, dove non cresce l’ambrosia. Devo sentire il sussurro di mille voci. Solo il silenzio è degno di essere udito. Il silenzio è di varia profondità e fertilità, come il suolo. Ora esso è un Sahara dove gli uomini muoiono di fame e di sete, ora diviene una fertile prateria dell’ovest. Via via che mi allontano dal villaggio, accostandomi ai boschi, di tanto in tanto mi fermo ad ascoltare per sentire se i cani del Silenzio abbaino alla luna. (...) Il silenzio suona: è musicale, mi prende. Oggi, una notte in cui si poteva udire il silenzio. Ascolto l’indicibile. (20.1.1853)

Che importa se noi proviamo inclinazioni a cui nessun cuore risponde? Io cammino da solo, il mio cuore è colmo e il sentimento sopraffà il corso dei miei pensieri. Son stanco di una compagnia superficiale, in cui il silenzio rappresenti definitivamente la soluzione più ovvia e migliore. Arderei di camminare in acque profonde, ma i miei compagni voglion solo andare per rigagnoli e pozzanghere (11.6.1855)

Ciò che chiamate squallore e povertà è per me solo semplicità. Anche ci si provasse, Dio non potrebbe essere inclemente verso di me. Amo l’inverno col suo freddo e le sue costrizioni, perché obbliga il prigioniero a trovarsi nuove risorse e nuovi campi. Amo avere il fiume impraticabile per tutta una stagione ed amo una paura al mio andare in barca, perché mi piace essere costretto a riporre la mia barca; in primavera la lancerò sull’acqua con tanto maggior piacere. Questo è un vantaggio, in termini di moderazione e astinenza, rispetto alla navigazione su mare, dove la barca è sempre a riva. Amo avere ogni cosa soltanto nella sua stagione, e doverne fare a meno in altri momenti. Il più grande vantaggio è il non godere di vantaggio alcuno. Non manco di trovare sempre conferma alla verità che più son povero più son veramente ricco.

Così, mentre voi vi lusingate di stare acquistando sempre nuova sapienza e cultura, io mi lusingo di starmene liberando a poco a poco. (5.12.1855)

La Castità è una conoscenza perpetua del Tutto. La mia vita diffusa e vaporosa si muta in foglie e spighe di ghiaccio radianti come gemme sulle erbe e sulle stoppie in un mattino di inverno. Voi pensate che ritirandomi dagli uomini io mi impoverisca, ma nella mia solitudine ho intessuto attorno a me una rete da cui, come ninfa, sorgerà quanto prima una creatura nuova e più perfetta fatta per più alte compagnie. Attraverso la semplicità che comunemente si dice povertà, la mia vita, già inorganica e disorganizzata, diviene concentrata ed organica, un kosmos in se stessa. (11.1.1857)

DA ‘OPERE SCELTE’ - NERI POZZA EDITORE VENEZIA 1958

da ‘Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack

‘Ho udito, io che non avevo che orecchi,

e ho vista, io che prima avevo solo occhi;

vivo gli istanti, io che vivevo sol anni,

e il ver discerno, io che sapeo sol dottrina’

‘V’è un luogo, dietro quella fiammeggiante collina

Donde le stesse spargono la loro sottile apparenza,

un luogo al di là d’ogni luogo, dove pensiero

malvagio o impuro mai trovò dimora’

da ‘Walden ovvero la vita nei boschi’

‘Tutti gli uomini hanno bisogno non di qualcosa con cui fare, ma di qualcosa da fare, o piuttosto di qualcosa per essere’.