d. pensieri di fede

"la nostalgia dell'Essere donde nacquero"

(Plotino, Eneadi IV,8,4)

Il Rosario

Un paragone illuminante: chi recita il Rosario fa come lo sciacquio del mare sulla spiaggia: con ritmo tranquillo la sua onda va e viene, viene e va, lasciando appena una traccia sull’umida sabbia della riva. Talvolta l’onda è un più mossa ed esultante, ed eccola disegnare una traccia più ampia, e nel riflusso scontrarsi e frangersi con quella che arriva, e riprendere poi di nuovo il ritmo consueto. E in questo cullarsi - che è la sua vita - eccolo pulire la spiaggia, detergersi, levigare le conchiglie e portare a tutta la terra vicina gli effetti benefici del suo clima.

Conducimi tu, luce gentile

conducimi nel buio che mi stringe;

la notte è scura la casa è lontana, conducimi tu, luce gentile.

Tu guida i miei passi, luce gentile

non chiedo di vedere assai lontano

mi basta un passo solo il primo passo

conducimi avanti, luce gentile.

Non sempre fu così, te ne pregai

perchè tu mi guidassi e conducessi

da me la mia strada io volli vedere

adesso tu mi guidi, luce gentile.

Io volli certezze dimentica quei giorni,

purchè l'amore tuo non m'abbandoni

finché la notti passi, tu mi guiderai,

sicuramente a te luce gentile.

Conducimi tu, luce gentile

conducimi nel buio che mi stringe;

la notta è scura la casa è lontana,

conducimi tu, luce gentile.

(Card. John Henry Newman, Sicilia 1832)

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Un sorriso non costa nulla e rende molto.

Arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona.

Non dura che un istante, ma il suo ricordo è talora eterno.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno,

nessuno è così povero da non poterlo dare.

Un sorriso dà riposo nella stanchezza;

nello scoraggiamento rinnova il coraggio;

nella tristezza è consolazione.

Se incontrerete, talora, chi non vi dona l’atteso sorriso,

siate generosi e date il vostro,

perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso

come chi non sa darlo agli altri.

(Frederik W. Faber)

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"Dio è l'ogni volta di più.

Se uno gli domandasse chi è,

la sua risposta sarebbe: io sono di più.

Se gli domandasse che vuole,

la sua risposta sarebbe: voglio di più.

Nel di più, che egli dice di se stesso, è racchiuso

anche il di più che egli esige per forza di cose da noi.

Ma: lui è di più,

mentre noi dobbiamo diventare di più.

E quanto più lo diventiamo,

tanto più alto egli appare sopra di noi,

come colui che è già e da sempre di più".

(Adriana von Speyr)

CHI E' DIO?


In un discorso tenuto a Berlino, lo stesso Einstein diede di se stesso questa immagine: «Sebbene io sia un tipico solitario nella vita quotidiana la mia consapevolezza di appartenere alla comunità invisibile di coloro che lottano per la verità, la bellezza e la giustizia, mi ha impedito di sentirmi isolato. L'esperienza più bella e profonda che un uomo possa avere è il senso del mistero: è il principio sottostante alla religiosità così come a tutti i tentativi seri nell'arte e nella scienza. Chi non ha mai avuto questa esperienza mi sembra che sia, se non morto, allora almeno cieco. È sentire che dietro qualsiasi cosa che può essere sperimentata c'è qualcosa che la nostra mente non può cogliere del tutto e la cui bellezza e sublimità ci raggiunge solo indirettamente, come un debole riflesso. Questa è la religiosità, in questo senso sono religioso. A me basta la meraviglia di questi segreti e tentare umilmente di cogliere con la mia mente una semplice immagine della sublime struttura di tutto ciò che è lì presente».